Giochi di potere
«Ti piace giocare? Ti piace sentire l'adrenalina scorrere nelle vene? Bene!» le dissi mentre aspettava dentro a quel portone alle due del mattino.
«Puoi indossare solo un cappotto, l'indirizzo lo saprai nel prossimo messaggio» quelle parole scritte erano legge.
La stanza era umida e buia, in un quartiere vecchio e semi abbandonato. Il freddo quella mattina era pungente e le procurò l’indurimento dei suoi capezzoli. Era lì che aspettava in religioso silenzio. Terrore e paura si facevano spazio dentro di lei. Una forte ansia le impediva quasi di respirare, immaginavo mille domande che le confondevano la mente. Dopo qualche minuto iniziò a sentire un odore e il rumore di passi avvicinarsi sempre di più fino a quando si rese conto che ero io.
Bramava il tocco delle mie mani su di lei, desiderava sentirsi sfiorare dalle mie calde e soffici labbra, lo sapevo, lo percepivo dai suoi respiri.
Mi avvicinai lentamente da dietro e le ordinai di non fiatare, di non emettere un lamento se le avessi fatto qualcosa. La spinsi forte verso una colonna e prendendole le mani gliele bloccai dietro la schiena. Le feci sentire tutta la mia erezione contro il suo sedere, mentre con le mani iniziai a torturarle i capezzoli fino a farglieli quasi scoppiare.
Sul suo volto era ben visibile il dolore misto a piacere che la stava infiammando. Le mie labbra iniziarono a sfiorarle il collo fino ad arrivare al lobo del suo orecchio, tanto era il piacere che stava provando in quell'istante, che non riuscì a controllarsi, un intenso e forte gemito uscì dalla sua bocca.
A quel punto sentendola gemere iniziai a stringere e tirare ancor di più i suoi capezzoli, a morderle il lobo intimandole di non emettere un solo lamento, in caso contrario avrebbe pagato con dolore e così feci. Lasciai i suoi seni e con una mano la afferrai i capelli tirandole la testa all'indietro, alzai il cappotto e con la mia mano destra possente e decisa, che lei conosceva molto bene, iniziai a colpirla sulla natica con colpi sempre più intensi, lei era lì contando ogni mio colpo a voce alta come le avevo ordinato.
Ad ogni colpo la sua voce tremava per il dolore, dopo averle inferto ben 50 colpi, smisi di punirla e lei emise un sospiro di sollievo, come a dire era finita. Si sbagliava, non era finito proprio nulla, anzi il bello doveva ancora arrivare.
La girai verso di me, le misi le mani sul volto e guardandola fissa negli occhi la baciai. Un bacio forte, intenso e deciso e sul suo volto tornò a risplendere la serenità. Dopo averla baciata e tranquillizzata, con una mano sulla spalla la invitai ad inginocchiarsi su quel pavimento umido, era freddo e rovinato e le premeva sotto le ginocchia. Un fastidioso dolore si impadroniva delle sue gambe tanto da impedirle di stare ferma e immobile, il suo volto riusciva ad esprimere ogni pensiero.
Presi di nuovo il suo volto tra le mani e la baciai sulla nuca, questa volta facendole anche una lieve carezza sul viso.
Afferrai il mio sesso duro ed eccitato tra le mani e iniziai ad accarezzarle la bocca fino a quando le sue labbra mi accolsero dentro la sua calda e vogliosa bocca, bramava solo di avermi per sé.
Sentii il mio sesso sprofondare delicatamente nella sua bocca, le sue labbra e la sua lingua lo avvolsero in un caloroso e forte abbraccio.
A quel contatto, un brivido intenso percorse il mio corpo facendomi letteralmente perdere la cognizione del tempo.
I suoi movimenti con la lingua diventavano sempre più veloci ed energici tanto da non lasciarmi scampo, mi fecero esplodere in un orgasmo lungo e violento, tanto da farmi quasi piegare le gambe.
Un caldo e denso nettare scivolava nella sua gola mentre i nostri sguardi sincronizzati, si fissavano compiaciuti di quel momento.
Mi assaporò per bene fino all'ultima goccia, non lasciandone sprecare nemmeno una.
Uscii da quella bocca calda e vogliosa ormai sfinito e la baciai impregnandomi del mio sapore, dopo di che con una mano tesa verso di lei, la aiutai a rialzarsi e fissandola ancora una volta le dissi «Non dimenticare mai che la stessa mano che ora ti protegge e ti proteggerà sempre, sarà allo stesso tempo, la mano che è sempre vigile su di te e ti punirà per ogni tuo errore»
M.R
INCONTRI SEGRETI
Ed eccoci di nuovo qui io e lei in un altro dei nostri
incontri clandestini.
Stesso albergo stessa
camera la n°69, le uniche cose diverse dal solito sono l'orario e i nostri
indumenti, ma tutto sempre molto eccitante e perverso.
Arrivammo in camera
accaldati come non mai, la presi e la baciai di sorpresa, un lungo ed intenso
bacio, le mie labbra si muovevano con decisione assaporando le sue, la mia
lingua affondava in quella sua calda bocca, era sempre un piacere sprofondare
con la mia lingua e non solo.
La baciai per un paio di minuti, volevo godermi ogni parte
di lei, ormai eccitato a dismisura la presi per mano portandola verso la parete
della camera, le alzai le mani e le appoggiai al muro.
Vederla in quella posizione, scatenò in me mille sensazioni,
mille fantasie.
Sapeva bene cosa indossare per farmi perdere la ragione,
quel giorno portava una camicetta nera, una minigonna di color grigio, calze molto
sexy. . . nere e con una riga in rete
dietro, per ultimo le sue scarpe oh quelle scarpe rosso fuoco, come la passione
che ci univa .
Adoro riempirla mentre li indossa, mi eccita il pensiero di
esserne sfiorato fino a graffiarmi.
Mi avvicinai a lei,
era immobile appoggiata al muro, sfiorai il suo collo, sentii quel profumo che a
lei piaceva tanto mettere, come a me piaceva sentirglielo addosso, quella dolce
ed intensa fragranza di "Roma".
La baciai con
intensità e delicatezza, tanto da sentire il suo corpo reagire alle mie labbra
con un brivido violento.
Continuai incessantemente
ed intensamente, mentre le mie mani pian piano e con maestria iniziarono ad
essere desiderose di toccare e scoprire cosa nascondevano quegli indumenti, stupidi
accessori per nascondere le meraviglie di quel fantastico e sensuale corpo
formoso e pieno di curve, a me mandavano letteralmente in estasi.
Dai fianchi pian
piano le mie mani iniziarono a muoversi in risalita, sfiorando quel corpo fino
ad arrivare ai suoi fantastici seni, attendevano di venir fuori alla luce,
nascosti da quella sua camicetta nera.
Mentre le mie labbra
si assaporavano l'essenza di quella carne, le mie mani si accingevano a
sbottonare uno dopo l'altro i bottoni nella camicia, iniziai a far scivolare
quella stoffa sulla sua pelle, da lì a poco avrebbe toccato il suolo liberando
quei magnifici seni.
Li ammirai estasiato
come se fosse la prima volta che li vidi, li afferrai eccitato, erano possenti
e sodi, dalla sua bocca gemiti di piacere iniziarono ad essere più udibili ed
intensi e quel suo ansimare non mi lasciava per niente indifferente, anzi mi
incitavano ad osare di più.
Non tardò molto la mia erezione a farsi sentire, scoppiava come non mai, ma ancora non era arrivato il suo momento, nonostante iniziasse a
fremere.
Avevo ancora tanto da gustare e ancora tante idee da mettere
in atto.
Con una mano continuai a stringere uno dei seni, mentre con
le dita stuzzicavo il suo capezzolo fino a sentirlo indurire, glielo pizzicai,
tirai e roteai mentre lei continuava a godere a pieno.
Le mie labbra
accompagnavano la lingua dal collo verso il suo orecchio, con piccoli ma
sentiti morsi facevo mio.
Completamente sotto il mio controllo si lasciava guidare da
me verso quel piacere che da lì a poco sarebbe diventato estremo, perverso.
Le mie mani scesero
lungo i suoi fianchi coperti ancora da quel ingombrante gonna, con la mano
sinistra la strinsi dai fianchi, mentre con la mano destra continuai la discesa
sfiorando e palpando il suo sedere formoso e sodo fino ad arrivare alla fine di
quella gonna.
Mi Infilai sotto quella gonna con maestria e lentamente
risalii tra le sue cosce fino ad arrivare al suo sesso, mi accorsi che aveva
obbedito al mio ordine di non indossare gli slip.
Al tocco della mia mano, ebbe un sussulto che le fece uscire
un gemito lungo ed intenso di piacere, mi procurò una reazione devastante, sapevo
benissimo di aver il pieno controllo su di lei, questo esaltava il mio ego fino
ad eccitarmi definitivamente.
Continuai a
sfiorarle quelle carni terribilmente bagnate e pronte, desideravano la mia
intrusione, l’accontentai facendomi spazio tra quelle labbra bollenti e
pulsanti di piacere, scavai tra le sue pieghe strette perdendo la ragione, il
suo intenso e forte gemito fuori uscì esplosivo dalla sua bocca.
Continuai a
stuzzicarla ancora con più insistenza fino a sentirmi la mano stretta nella
morsa delle sue cosce, come al voler dirmi di non fermarmi ma di andare sempre
più affondo e così feci, con le dita affondai sempre più a fondo, fino a portarla
al culmine del piacere.
Marco Rossi
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